La leggenda del Grande Inquisitore

26.06.2012 08:01


 

La leggenda del Grande Inquisitore, di Fëdor Dostoevskij, con riflessione sul peso della liberta’ di Gherardo Colombo, Salani Editore, pagine 94, euro 10,00.

La Leggenda del Grande Inquisitore è contenuta nel romanzo I fratelli Karamazov di Dostoevskij . Ivan Karamazov, ateo, narra questa leggenda per render comprensibili i suoi dubbi teologici al fratello credente, arrivando ad affrontare il problema più spinoso che la Chiesa abbia mai dovuto affrontare e che in due millenni non e’ ancora riuscita a risolvere in maniera convincente. Unde Malum ? Da dove viene il male, e perché? Come conciliare la presenza di Dio e quella del male, quel paradosso che portò il filosofo Leibniz, sconvolto dal devastante terremoto di Lisbona del 1755 al conio del termine “teodicea”, la branca della filosofia che indagherà il rapporto tra Dio e Giustizia.

Ivan si spinge sino alla più blasfema delle eresie: giudicare il Perfettissimo, del come può un’entità’ divina, onnipotente ed infinitamente buona permettere il male.

Ed ancora, come mai e’ stata assegnata la facoltà del libero arbitrio all’uomo adulto, condannato a vita a decidere tra il bene ed il male senza averne la capacità?

Ivan Karamazov immagina che, dopo quindici secoli dalla morte di Cristo, quando ormai è rimasta soltanto "la fede in ciò che dice il cuore", egli ritorni, in silenzio, sulla terra e si manifesti operando miracoli proprio nella Spagna dominata dai roghi e dalle persecuzioni fatte in suo nome dalla Santa Inquisizione. Il Grande Inquisitore, imprigionatolo con l'intenzione di bruciarlo come eretico, si reca da lui nella notte, e lo apostrofa lungamente, proprio sul problema del valore della libertà per l'uomo.

La complessa e controversa figura del Grande Inquisitore accusa Cristo dell’inopportunità del suo ritorno, destinato a sovvertire quell’ordine che l’uomo, tramite l’assetto gerarchico, la mistificazione , la menzogna ed il pane e’ stato costretto ad impiantare per sopperire ad un imperdonabile errore del Padre, colpevole di avere posto le sue creature nella disperata condizione di essere libere senza esserne capaci.

Il Grande Inquisitore, in un atto di “infinita pietà” annienta la libertà dell’uomo , al fine di restituirgli quella dignità morale e quella vera libertà che Dio gli ha negato, sollevandolo dall’ assurda tensione alla liberta’ individuale che viene relegata ad una mera ed effimera congettura.

Tematica di grande attualità’, basti pensare alle riflessioni del filosofo ebreo Jonas, che dopo la follia dell’Olocausto ritiene che l’uomo deve rassegnarsi ad affermare che l’Onnipotente o e’ privo di bonta’ o totalmente incomprensibile , proprio alla luce dell’ingovernabilita’ del libero arbitrio.

Come arginare questa facolta’ e’ un dilemma quotidiano, che solleva interrogativi etici su eutanasia, biotecnologie, divorzio, aborto e laicita’ di uno Stato ancora condizionato dai dogmi di Santa Romana Chiesa.

Tornando al tema del potere e traslandolo alle societa’ evolute , si puo’ sostenere che in definitiva esso continua a fondare il suo impianto sulla menzogna e sulla mistificazione; certo, sono mutati gli strumenti, molto piu’ subdoli e sofisticati, ma che continuano a perseguire la manipolazione della percezione dell’essere umano.

Un testo appassionante e di snella lettura, rivolto ad ogni essere pensante.

(recensione di Donata Bina 15/1/2011)