Disobbedienza civile

22.07.2012 21:52

 

 

DISOBBEDIENZA CIVILE di Henry David Thoreau (1817-1862) Ortica editrice, pagine 58, euro 10,00.

Parliamo di una delle menti più sottovalutate della corrente trascendentalista americana.

Si pensi che la lettura delle sue opere influenzò Ghandi e M.Luther King che della “disobbedienza civile”, ovvero della non-violenza come strumento di lotta, ne fecero ragione di vita, e di morte.

Già Thomas Hobbes due secoli prima si pose il quesito su come mai i popoli scegliessero la tirannia o l’ingiustizia, e la risposta era racchiusa in un’unica parola chiave. Paura.

Thoreau, rivoluzionario senza essere antigovernativo scrisse questo saggio in polemica alla mancata attuazione degli ideali proclamati nel 1776 nella Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America e all’indomani del conflitto messicano. Decise di violare la legge, atto ritenuto ammissibile quando questa leda la coscienza ed i diritti dell’uomo. E Thoreau, per non avere pagato le tasse, finì in galera, “ unico luogo consono all’uomo probo”.

Perchè la massa serve lo Stato con il proprio corpo, “come burattini di legno, o di argilla, o di sterco, inibiti al ragionamento e pronti a servire diavolo e dio”. La coerenza come dogma assoluto, la saggezza come metodo per vivere felicemente in modo spartano, la contestazione per il nascente “way of life” americano fanno di questo eccezionale filosofo, a tratti Spinoziano, uno dei primi e più feroci critici delle moderne democrazie.

“Mi vergogno di fare parte di questo governo schiavista” in grado di risucchiare nella magia nera della corruzione anche gli uomini più onesti. Egli auspica un governo fatto da gente cosciente, come ovvia ed unica strada per giungere ad una società cosciente, chiosando col paradosso che il migliore dei governi e’ quello che non governa del tutto.

Saggio breve per la straordinaria capacità di sintesi dello scrittore, la lettura e’ scorrevole e l’argomento attualissimo, davvero un peccato che queste poche decine di pagine non finiscano tra le mani di qualche intrepido insegnante, per divulgarlo ai nostri figli -gli uomini di domani- gli unici in grado di farmi ancora sperare in una società più giusta e civile.

(D.B. 16/7/2011)